Approccio teorico sistemico-relazionale

 

Il fiume modella le sponde e le sponde guidano il fiume”
(Gregory. Bateson)

L’approccio che orienta i miei interventi terapeutici e formativi è quello sistemico-relazionale.

 

Questo modello si sviluppò a partire dagli anni ‘50 negli Stati Uniti, grazie al lavoro di alcuni studiosi (il famoso “gruppo di Palo Alto”) che iniziarono a interessarsi all’osservazione delle famiglie e dei modelli comunicativi che regolano l’interazione dei suoi membri, applicando i concetti della teoria dei sistemi e della cibernetica. Ne derivarono una serie di “assiomi” e idee che permettono di leggere le situazioni problematiche portate da singoli, coppie, famiglie o gruppi e di intervenire per produrre un cambiamento.


Alcune idee di base che orientano l’agire sistemico:

 

Nella pratica clinica questo vuol dire dare spazio alla storia (della persona, della coppia e della famiglia), ma anche al “qui ed ora” delle relazioni, lavorando sulle connessioni presenti tra questi due livelli.


Generalmente il disagio - che porta poi alla consultazione dell’esperto - insorge in momenti di cambiamento che, per essere affrontati in modo evolutivo e quindi non sintomatico, richiedono un’adeguata riorganizzazione, sia a livello individuale che familiare: matrimonio, nascita del primo figlio, adolescenza, uscita di casa dei figli, separazione, pensionamento, licenziamenti, trasferimenti, malattie, lutti, etc.


Lo stesso vale per il contesto scolastico: cambi nella dirigenza, pensionamento degli insegnanti, ingresso di nuovi alunni ad anno scolastico avviato, etc.


Quando questi passaggi – definiti eventi critici – non portano con sé quella riorganizzazione necessaria a progredire nel ciclo vitale che segna il percorso di crescita di ogni individuo e sistema, insorgono dei sintomi che possono essere di vario tipo: depressione, ansia, attacchi di panico, disturbi del comportamento alimentare, elevata conflittualità (per esempio di coppia), violenza domestica, difficoltà scolastiche, aggressività incontrollata, etc.


L’obiettivo dei miei interventi (siano essi clinici o formativi) è di aiutare le persone a mobilitare le proprie risorse per:

 

In altre parole, l’obiettivo ultimo è consentire al sistema e ai suoi membri di riprendere il percorso evolutivo bloccato, progredire nella propria storia, grazie al “traghettamento” della terapia.