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Il tradimento nella coppia: una ferita di cui prendersi cura

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"La fiducia racchiude in sé il germe del tradimento”, diceva lo psicoanalista James Hillman, come a sottolineare che affidarsi porta con sé non solo la possibilità di una esperienza relazionale profonda, una spinta rivitalizzante e progettuale, bensì anche il rischio di una delusione dolorosa. E’ da mettere in conto. Dico infatti spesso ai miei pazienti, sorpresi o spaventati per l’ansia e i pensieri negativi “stranamente” associati alla gioia di un legame in fase di avvio o che si consolida, che ciò è assolutamente “normale”: legarsi ri-attiva facilmente i fantasmi dell’abbandono e della separazione. Riuscire a tollerarli permette alla relazione di crescere e fiorire, con l’imprescindibile nutrimento della fiducia reciproca. Com’è facile immaginare, però, il processo di sviluppo della coppia in qualche modo si interrompe e subisce un trauma se i fantasmi diventano realtà, quando cioè il tradimento entra davvero nella relazione, minandola.

 

Che significa “tradimento”?

Ciò che viene attaccato e messo in crisi nella coppia con il tradimento è il “noi”, l’appartenenza, l’esclusività del rapporto su cui i partner hanno fondato (spesso implicitamente) il proprio patto, legandosi. Il tradimento è dunque per sua natura un atto relazionale, in cui a essere deluse, e quindi tradite, sono fiducia e aspettative.

Se andiamo a esplorare l’etimologia della parola, troviamo un significato interessante che ne sottolinea la valenza negativa: deriva dal latino “tradére” che vuol dire “consegnare”, in riferimento alla tradizione evangelica nell’ambito della quale Gesù viene consegnato ai Romani, quindi tradito da Giuda.

Eppure, facendo lo sforzo di prendere le distanze dal nostro sistema valoriale e dalle emozioni negative e dolorose inevitabilmente associate all’esperienza del tradimento, è possibile rileggerlo come una comunicazione, nel caso di quello coniugale un messaggio che la coppia (per mano del fedifrago) manda a se stessa, alla ricerca di un nuovo equilibrio: qualcosa non va più come prima, c’è bisogno di una ridefinizione!

Cambiando scenario relazionale, possiamo forse con minore fatica individuare una funzione evolutiva nel tradimento. Spostiamoci per esempio dalla relazione di coppia a quella genitori-figli: possiamo immaginare come senza alcuna esperienza di trasgressione (ossia di “uscita” dai limiti definiti nella relazione, e quindi di “tradimento” della fiducia dei genitori) l’adolescente perderebbe delle vitali esperienze di crescita, di esplorazione e confronto con i propri limiti e con i pari, di apprendimento. Aggiungiamo dunque un importante elemento alla descrizione del fenomeno: il tradimento, come ogni comportamento, nasce sempre da un bisogno.

 

Gli “effetti” del tradimento nell'individuo e nella coppia

Ovviamente l’impatto del tradimento è diverso e più intenso quando riguarda la sfera della relazione di coppia, proprio per quel patto di esclusività che ne regola solitamente il funzionamento.

A livello individuale

Vengono spesso rilevati nel tradito malesseri e sintomi che richiamano la sindrome post traumatica da stress, tanto che gli americani parlano di “Post Infidelity Stress Disorder”: la persona tende a rivivere ripetutamente il trauma (per esempio la scena del momento in cui ha scoperto o le è stata rivelata la verità, oppure torna in modo ossessivo a rivisitare con la memoria le situazioni precedenti alla scoperta/svelamento, in cui veniva presumibilmente ingannata, etc.), può sperimentare apatia, difficoltà di concentrazione, ipervigilanza e perdita di sonno. E’ facile che il partner tradito percepisca un attacco all’immagine di sé: l’autostima può iniziare a vacillare. Rabbia, gelosia, odio e senso di abbandono, sono alcune delle reazioni emotive più comuni.

Anche il traditore può vivere emozioni spiacevoli: senso di colpa, vergogna e paura (per esempio di essere scoperto e dare voce alla crisi di coppia). Lo stress della famosa “doppia vita” ha a che fare con la fatica che compie chi, come un bulimico, aggiunge al peso del sintomo il fatto di sentire di doverlo tenere segreto…Ebbene sì, il tradimento può essere inquadrato proprio come un sintomo!

 

A  livello di coppia

Nella relazione di coppia il tradimento, evento traumatico, viene spesso percepito come uno “spartiacque” nel quale prendono forma un prima e un dopo. In quanto sintomo segnala che qualcosa non va, urge una ridefinizione: la crisi sottostante diventa visibile, c’è un’aggressione in grado di frantumare il rapporto o di dare l’avvio a una re-visione dello stesso.

Come per ogni evento traumatico, la sua elaborazione richiede di “attraversare” emozioni spesso molto spiacevoli e a tratti destabilizzanti: si tratta di riconoscere, esprimere, accogliere e trasformare la rabbia, il dolore, la delusione…prendersi cura di una ferita che può essere profonda.

 

La terapia di coppia

Partiamo da una considerazione che può, a torto, sembrare pessimista: è difficile pensare a una relazione di coppia immune dall'esperienza del tradimento. Specie se lo intendiamo in senso lato e non strettamente sessuale o sentimentale (distinzione su cui, tra l’altro, uomini e donne si trovano spesso in disaccordo): a un certo punto, quasi inevitabilmente, ci si trova di fronte a una delusione, il partner non aderisce più al 100% alle proprie aspettative, tradisce il patto del “per sempre”… Potrebbe per esempio iniziare a dedicare più spazio al lavoro o alla vita sociale individuale, oppure “far entrare” eccessivamente la propria madre nel rapporto di coppia. In ogni caso tradisce le aspettative (necessariamente in parte illusorie) su cui il legame si era fondato agli inizi. La coppia ha allora bisogno di un nuovo equilibrio, in gergo psicologico diciamo di ri-negoziare il patto, utilizzare la crisi come spinta propulsiva per uscire dallo stallo del circuito della delusione.

Quando poi il tradimento è di natura sessuale e/o sentimentale la ferita può essere ancora più dolorosa, diventa necessario prendersene cura.

La terapia di coppia è una importante risorsa in questi casi, così come in ogni situazione in cui la relazione ha perso la propria vitalità, i partner cominciano a comportarsi diversamente e circolano emozioni e pensieri negativi. La stanza di terapia diventa un luogo “protetto” in cui dare spazio alle emozioni negative e al conflitto che può derivarne, ma soprattutto dare l’avvio al necessario processo di attribuzione di senso all’evento (spesso illusoriamente percepito come inatteso, scisso dal resto della storia, o di totale responsabilità del fedifrago). I partner hanno bisogno di collocare il tradimento all’interno della propria peculiare storia, comprendere “come mai ora”, e dunque guardarsi l’un l’altro e guardare la propria relazione sia nel presente che nel suo evolversi nel tempo: come si sono conosciuti e su cosa si sono legati? quali sono stati i passaggi critici della loro relazione nel tempo? come e con quali risorse li hanno affrontati? esiste ancora una progettualità di coppia? e in tutto ciò che influenza hanno avuto e hanno le rispettive famiglie di origine e il modello di coppia che ciascun partner si porta dietro? Queste sono alcune delle aree tematiche da esplorare con la guida del terapeuta, terzo neutrale, facilitatore della comunicazione nella coppia. Un passaggio importante è far recuperare ai partner uno sguardo circolare, ossia la consapevolezza che il tradimento ha due protagonisti che, in qualche modo, hanno collaborato entrambi alla rottura del patto. Comprendere il contributo di ognuno e l’incastro relazionale su cui il tradimento è nato è essenziale per procedere nel lavoro terapeutico. Attenzione, non è detto che questo porti necessariamente alla “riconciliazione”, ossia che la coppia trovi una nuova armonia. E’ possibile che i partner si muovano poi verso una separazione. In ogni caso, si tratta di una nuova definizione della relazione, di una uscita dallo stallo della crisi segnalata dal tradimento.

Per chiudere con una frase di Aldo Carotenuto: “Se il tradimento destabilizza è perché qualche cosa si ricrei”.